
Antonella Ponziani, un’attrice nata, una predestinata sul set cinematografico
Antonella Ponziani attrice di teatro e di cinema, è un’artista che da sempre ha amato la recitazione. Grande è sempre stata la sua ammirazione nei confronti dell’indimenticabile Eduardo De Filippo. Durante le scuole medie partecipò alle prime recite teatrali, poi dopo aver frequentato una serie di corsi di recitazione, a 22 anni si rivelò già pronta per il cinema. Il suo esordio avvenne nel 1986 nella pellicola “ La Bonne” di Salvatore Samperi. La notorietà gli arrivò negli anni novanta dopo aver preso parte a diversi film con brillanti ruoli interpretati al cinema e in televisione. L’ottenimento del David di Donatello e il Nastro d’Argento, come miglior attrice protagonista per il film “Verso sud” di Pasquale Pozzessere, sono stati il coronamento di una folgorante carriera cinematografica. Antonella ha sempre amato l’arte ed i veri artisti e ne ha fatto una ragione di vita. Determinante è stato il suo incontro con Fellini, un sogno impossibile che si è realizzato dopo una serie di difficoltà iniziali. Antonella si è resa disponibile a raccontare ai lettori di Latina Flash, il suo percorso artistico e gli aneddoti della sua vita.
Antonella Ponziani sei un’attrice da tanti anni sulle scene, di grande valore, cosa ci puoi dire di te stessa?
La carriera di un’ artista è condizionata dal proprio carattere, e se si considera anche la vita privata, questi due ambiti non si possono proprio scindere. Da ragazza ho avuto una maturazione lenta, e proprio questo termine ha utilizzato il grande Vasco Rossi in una intervista, dal momento che anche lui da giovane ebbe le stesse problematiche. Da adolescente ero insicura e passavo da un eccesso ad un altro, da una grande timidezza a momenti di esaltazione. E’ stato difficilissimo, però poi sono stata ripagata dalle circostanze della vita. La ritengo una fortuna quella di aver incontrato il grande regista cinematografico Federico Fellini. Altri momenti importanti della mia carriera sono stati l’ottenimento del David di Donatello e il Nastro d’argento come miglior attrice protagonista per il film “Verso sud” di Pasquale Pozzessere, che riuscì a farmi interpretare un personaggio meraviglioso. Ci sono stati momenti di grande attività (dove pensavo solo alla mia carriera, pertanto in quei periodo non ho dedicato molto tempo alla mia vita privata) e altri in cui ho lavorato meno. Adesso sento la stima dei miei colleghi e per me è un grande onore…
Com’è nata questa tua attitudine alla recitazione?
Ho sempre avuto la passione per l’arte fin da giovanissima e ancora oggi sono rimasta quella ragazza con lo spirito per l’avventura che andava in giro per il campeggio o per il quartiere a fare qualche danno, qualche dispetto, qualche scherzo, creando film in strada. Ho sempre praticato recitazione anche nel privato e nel recitare con mia sorella, dimostravo facilità nell’espressione dei dialetti. La mia vita è sempre stata un continuo palcoscenico, ho sempre studiato ed ho ritenuto di perfezionarmi anni fa quando andai a Los Angeles ad effettuare dei corsi di recitazione. Nel mio animo anima conservo ancora spazio per l’avventura e quando recito, cerco di fare il possibile per stare dentro il personaggio. Da ragazza amavo la musica, per cui costrinsi mio madre a comprare un pianoforte. Mio padre invece, amava il cinema e sono stata fortunata perché mi portava spesso a vedere dei film, dove a volte entravamo in sala alle tre e uscivamo alle otto di sera. Ricordo che quando andai a vedere con lui un “Borghese piccolo piccolo” ero talmente giovane, che mio padre dovette quasi litigare con il gestore del cinema per farmi entrare. E’ stato un film violento e forte allo stesso tempo, che mi è rimasto impresso. Oggi mi ritengo fortunata ad aver avuto due genitori così fortemente innamorati, che mi hanno amata. Guarda la casualità, il 21 di novembre del 1979 morì mio padre e il 21 di novembre scorso invece è morta mia mamma. Le anime che si amano, che sono simili da chissà quante vite, hanno un filo invisibile che le lega, perché morire lo stesso giorno su 365 giorni non è facile.
Come sei riuscita a conoscere il grande regista Federico Fellini?
L’incontro con Fellini è stato per caso, era già un personaggio molto noto, ma io non avevo mai visto il suo volto. Un giorno per caso mia sorella conobbe un ragazzo a Villa Pamphili, e questi le chiese se quella sera voleva partecipare ad una festa dove erano presenti persone adulte e tra questi un suo zio generale. Mia sorella prima le disse di si poi gli dette buca perché uscì con un altro, allora l’amico di mia sorella pensò di invitare me e mia mamma. A quei tempi ero secca come un chiodo e piatta al punto che mi prendevano tutti in giro e mi ricordo che ero vestita con un tailleur da maschio. Io neanche volevo uscire perché stavo nella fase dopo la morte di mio padre, con dei grandi squilibri, ero chiusa nel mio mondo, non parlavo con nessuno, mi vestivo e mi pettinavo come David Bowie. In quell’occasione avevo i capelli corti e me li ero tinti di rosa. Tra le persone invitate, c’erano anche il Generale Bartolomei e Giulietta Masina. Ad un certo punto un signore si sedette vicino a me ed iniziò a punzecchiarmi per farmi parlare, io ero molto imbarazzata, poi si rese conto che non avevo capito che lui era Federico Fellini. Mi disse, beata te che ti diverti a fare arte e a ballare per strada, io invece sono un regista e per fare i miei film ci metto anni. Scherzava e si divertiva molto a giocare con me che ero un’anima innocente. Io a quei tempi non ero una ragazza normale che viveva la sua età, avevo una visione distorta della realtà e vivevo solo nell’ambito dell’arte. Ero timida ed insicura, ma mi ero già letta tutta la libreria di famiglia. Ripensandoci a casa, mi resi conto della figuraccia che avevo fatto a non rispondere bene a quel signore. Quando ci fu un’altra occasione di incontrarlo, Fellini , che aveva capito il mio nobile animo di ragazza, non mancò di incoraggiarmi per farmi sentire bene e mettermi a mio agio. Al termine della serata mi invitò ad andare un giorno da lui a Cinecittà ed io gli dissi si, ma mia madre me lo impedì perché dovevo studiare ed io ci rimasi male per aver “dato buca” al grande regista. In quegli anni mi sentivo molto irrequieta, pertanto mi trasferii a Londra, in quanto avevo bisogno di fare esperienze, pertanto trovai lavoro a lavare i piatti in un locale. Riflettendo, mi resi conto di aver dato “buca” a Fellini, pertanto decisi di tornare a Roma a cercarlo e quando gli parlai nuovamente, egli capì quanto era grande il mio amore per il cinema. Era come se non si fosse mai interrotto il nostro rapporto, mi invitò a pranzo e in seguito mi dette la prima grande opportunità con la lunga comparsata nella pellicola “Ginger e Fred”. Il “ maestro” nel 1986, mi fece poi recitare “nell’Intervista”, ed è stata una grande soddisfazione aver preso parte a quel film. Per concludere l’argomento, posso dire che l’incontro con Fellini è stato meraviglioso, un regalo bellissimo e inaspettato che mi ha riservato la vita.
Come attrice, negli anni hai dimostrato la tua versatilità, in quanto reciti spesso in ruoli diversi, è vero?
Per un certo periodo ho interpretato personaggi ambientati negli anni 40, ma a me non piace fare sempre la stessa cosa, sono più sullo stile di recitazione di Pierfrancesco Favino, che quando interpreta un ruolo quasi si dimentica di lui e si concentra sul personaggio. In scena riesce a cambiare dialetto e look. La mia interpretazione in “Verso Sud” la posso considerare una bellissima esperienza, che mi è valsa nel 1993 il David di Donatello e il Nastro d’argento come miglior attrice protagonista. Ultimamente ho girato “Blu 38” un film di Roger Fratter che è stata una dura esperienza sotto l’aspetto recitativo. Io interpreto una donna che lavora al centralino, denominato blu 38 e la vicenda è tutto un giallo.
Ritieni che il meglio di Antonella Ponziani si è già visto, oppure hai in serbo altri personaggi artistici?
Sento che il meglio sotto l’aspetto professionale devo ancora darlo, in un certo senso, sono pronta per prendere parte a dei grandi progetti. Ci sono personaggi di donne di mezza età fantastiche e straordinarie impegnate in vari settori che annoto e che un giorno potrei raccontare. Vorrei recitare in una serie di commedie divertenti, perché ultimamente mi è uscito fuori un estro non indifferente. Ricordo che il filone dei film che interpretò Monica Vitti a cui io mi ispiro, sono rimasti dei cult nell’ambito delle commedie tragicomiche. Io sono romana, ma riesco ad acquisire il dialetto del posto in cui mi trovo, mi farebbe piacere lavorare con un regista e collaborare con lui a più film, cosa che ancora non mi è successa. Lavorare con un regista che ti scrive vari personaggi è molto bello, perché capisce le tue corde e alla fine riesce a farti rendere al meglio. Marco Tullio Giordana ad esempio è un Regista che stimo, non ho mai lavorato con lui, ma mi piacerebbe tanto un giorno farlo. La settimana scorsa è stato un grande onore per me visto che sono romana, ricevere il “premio Sette Colli” della romanità dov’ era presente anche Vanzina.
Quanto conta essere una bella donna nel cinema?
La bellezza conta fino ad un certo punto, conta più a mio parere, l’espressività nel cinema. La bellezza può aiutare, ma non credo che sia essenziale. A me personalmente essere gradevole nell’ aspetto fisico, non mi ha aiutata, perché ho dovuto comunque studiare e lavorare. Vorrei ricordare che da giovane ero piena di complessi , non mi sentivo per niente attraente, in quanto avevo un dente storto, ero molto magra e non avevo quasi il seno. Poi vediamo che le più grandi attrici di Hollywood non sono così belle, per esempio Meryl Streep non è una bellezza classica, però io preferisco mille volte vedere un film dove c’è lei che riesce a trasmetterti qualcosa. Interpretare un personaggio è in un certo senso, come scrivere un libro, dove con le parole devi essere bravo a descrivere quegli episodi.
Grazie per la cortesia Antonella Ponziani
Rino R. Sortino
Meravigliosa intervista, complimenti Antonella Ponziani.
Un saluto speciale a Rino Sortino.