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Intervista ad Arturo di Mascio, esperto di finanza internazionale


Oggi l’economia del paese ha bisogno di importati risorse strutturali, per risolvere i suoi annosi problemi, pertanto abbiamo voluto incontrare Arturo Di Mascio e ascoltare le sue interessanti ideee in merito.
Dottor Di Mascio esiste una chiave di volta, secondo lei per arginare i problemi dell’economia del nostro Paese? 
Gli strumenti classici per stimolare gli investimenti sono le politiche monetarie e le politiche fiscali. Senza un adeguato piano di riforme strutturali che agisca in profondità sul sistema socio-economico italiano, gli interventi di politica economica messi in campo dall’Unione Europea potrebbero essere insufficienti per far uscire l’Italia dalla situazione di crisi. Sono quindi necessarie riforme strutturali in grado di eliminare le inefficienze di sistema che allontanano gli investitori e frenano la crescita. Gli effetti della crisi pandemica sulla situazione economica e finanziaria delle imprese sono stati ampi ed eterogenei tra i settori economici. C’è stato un calo della redditività pertanto la diminuzione del fatturato è stata significativa. La leva finanziaria è cresciuta a causa dell’incremento del debito, specialmente nei settori più colpiti dalle misure di prevenzione dei contagi.
La crisi finanziaria purtroppo  ha fortemente colpito anche le imprese. Che fare?
Gli effetti sulla situazione finanziaria sono stati più marcati per le imprese piccole e medie e per quelle localizzate nel Mezzogiorno La quota di debito ‘a rischio’ è aumentata; anche in uno scenario macroeconomico particolarmente avverso. Bisogna incentivare il rafforzamento della struttura finanziaria delle imprese; favorire e sostenere il riavvio degli investimenti non appena la ripresa economica si consoliderà; far sì che agli adeguati flussi di credito, si accompagnino prudenti politiche di provisioning da parte delle banche, a beneficio della stabilità economica e finanziaria.
Ma con il calo della crisi pandemica, si può intravedere che qualcosa sia  cambiato?
Con il calo della crisi pandemica a livello globale, si sono manifestati diversi segnali di shock di offerta, a causa della forte ripartenza dell’economia internazionali. Ma poi è arrivata la guerra tra Russia e Ucraina, iniziata il 23 febbraio, che oltre ad enfatizzare alcuni fenomeni già in corso, ha indotto un ulteriore shock economico-finanziario che si esplica attraverso molteplici canali di trasmissione:
  • l’ulteriore aumento dei prezzi energetici (in particolare gas e petrolio) e dei beni agricoli, erode significativamente i margini operativi delle imprese, con riflessi negativi sull’attività economica;
  • il peggioramento delle difficoltà nel reperimento di materie prime e materiali, in particolare quelli provenienti dai paesi coinvolti.
Si è verificata  pertanto, una situazione alquanto complessa, Cosa si dovrebbero fare nell’ambito dello scacchiere internazionale, secondo lei, per tornare a una situazione di normalità? 
Ritengo che sia necessario che tutti i paesi, dall’UE agli USA, agli alleati della Federazione Russa, anziché continuare ad alimentare la guerra con pericolose sanzioni, e armamenti, dovrebbero fortemente spingere su una soluzione negoziale e consentire che il mondo segua una via di pacificazione globale che punti al benessere degli individui e all’eliminazione della fame nel mondo. Anche quest’ultima  situazione è in forte peggioramento, dopo il blocco dei cereali nei porti del Mar Nero. Alla fine di questa disastrosa guerra probabilmente non ci saranno  vincitori, ma solo vinti, che causeranno  tragedie irreparabili e la fine dell’umanità.
REDAZIONE

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