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Giovanni De Ficchy presenta il suo nuovo libro “Ricordi di un altro giorno”


Giovanni De Ficchy è il Direttore della Redazione di Roma Sera Giornale ed è uno studioso appassionato alla divulgazione storico scientifica. La storia per capirla bisogna studiarla nei minimi dettagli e in questo modo Giovanni cerca  di inserire  i personaggi in una cornice ben delineata e chiara. Lo scrittore ha scritto già altri libri inerenti la storia. “Le guerre puniche, la cucina e l’arte della guerra” un primo testo che è risultato particolarmente gradito alla critica, poi ha compilato un secondo volume su un controverso personaggio politico   “Putin il fascino di un dittatore”.  “Ricordi di un altro giorno” è il primo di una serie di tre libri,  (gli altri due usciranno in seguito), dove lo scrittore  evidenzia studi storici e dati concreti. Con questo nuovo libro, lo scrittore intende fare luce su  avvenimenti  importanti che hanno segnato la storia del nostro paese ma negli anni, non sono stati mai chiariti del tutto.  “Ricordi di un altro giorno” oltre ad essere pieno di cenni storici di una certa rilevanza  è presentato con tantissime foto. Attraverso Amazon è il modo più semplice di acquistarlo,  ma è disponibile anche nelle librerie e in forma digitale. Il ricavato della vendita del libro sarà devoluto in solidarietà. Noi di Latina Flash abbiamo  incontrato Giovanni De Ficchy per conoscere in linea generale i tratti  generali di questo interessante libro.

Giovanni De Ficchy qual è stata la motivazione che ti ha spinto a scrivere “Ricordi di un altro giorno?”

Tempo fa mi ha telefonato un avvocato, domandandomi  se ero parente del giudice Vincenzo De Ficchy che nel 1947 in qualità di Presidente della Corte di Cassazione della Seconda sezione di Milano, subito dopo la seconda guerra mondiale, non volle applicare la condanna a morte fra i gerarchi fascisti. Continuò ad asserire che probabilmente il padre di mio nonno aveva la tessera del partito fascista e per questa ragione aveva preso quella decisione. La cosa mi dette alquanto fastidio perché  sapevo che il mio antenato era una persona di puri sentimenti cattolici e quindi aveva annullato tutte le condanne a morte per una sua giusta ragione morale. La questione storica mi incuriosì al punto che  cominciai a studiare i documenti che avevo da  parte di mio nonno, e dopo averli ben sistemati,  pensai di scrivere il libro.  Mio nonno negli anni quaranta era  comandante di polizia, gli avevano anche  inviato la cartolina per andare al fronte, ma dal momento che aveva ricevuto quell’importante incarico, rimase  a Roma. Mio nonno ho avuto la fortuna di conoscerlo bene,  in quanto avevo 36 anni quando lui è morto, così ho avuto l’opportunità di farmi raccontare tanti aneddoti che poi ho cercato di inserirli in questo libro. Togliatti stesso quando  tornò in Italia dal suo soggiorno in Russia, si rese conto che il mio  antenato era riuscito a salvare tanti funzionari pubblici (circa 17.000)  appartenenti al partito fascista. Li aveva salvati dalla pena di morte, così come salvò anche Bartolo Gallitto del battaglione Nembo,  che poi divenne federale del Movimento Sociale a Roma.

Giovanni puoi raccontare i tratti più importanti del tuo libro ““Ricordi di un altro giorno”?

Il libro parte dal 25 luglio del 1943 quando a seguito dell’ordine del giorno di De Grandi, avvenne  la caduta del governo Mussolini. Poi racconto del rastrellamento del ghetto, con le leggi razziali che sono state il punto più basso della nostra civiltà.  Ho voluto ricordare i 42 bombardamenti che subì Roma, dal bombardamento della Garbatella e quello dell’Ostiense. il più grave sotto l’aspetto dei danneggiamenti si verificò  allo scalo di S. Lorenzo, ma anche a San Giovanni si subirono le medesime devastazioni. Metto in evidenza tutte le responsabilità dei Savoia e di come si comportarono  all’alba del 9 settembre quando fuggirono da Roma capitale. Con le prime notizie dell’avanzata delle  truppe tedesche verso Roma, il re, la regina, e altri pezzi grossi dello Stato maggiore,  pensarono bene di fuggire  da Roma e si fermarono a Brindisi.

Nel libro fai rifermento anche ad episodi importanti riguardo l’unità d’Italia

Si,  Garibaldi ne fu un grande protagonista ma in realtà tutte le operazioni che effettuò nascondevano soltanto una studiata messa in scena. Dietro c’era un enorme complotto organizzato dagli inglesi e dai Savoia. Cavour nel tentativo di voler  industrializzare il Piemonte che faceva parte del Regno di Sardegna, aveva ricevuto dei  prestiti dai banchieri  dal Nord Europa ed esattamente da Parigi che a quel tempo era la Piazza finanziaria più importante del mondo.  Aveva preso un prestito qualcosa come un miliardo di franchi d’oro che doveva restituire. Allora per i contratti dei prestiti non era come oggi, non c’erano garanzie, erano prestiti al limite dell’usura, per cui questi banchieri ad un certo punto vollero rientrare dei loro investimenti. Cavour esercitò una serie di  falsi plebisciti pagati dai Savoia ed in questo modo riuscì ad  annettere piccoli stati italiani tra i quali  il Ducato di Toscana così come quelli di Modena Parma e Piacenza. La vera intenzione di Cavour era quella di annettere le casse delle tesorerie delle varie banche,  per pagare tutta la quantità di debiti acquisiti. Lo scopo dell’unità d’Italia era di creare uno stato unitario anche se  debole nella sua costituzione,  per cercare di  rientrare dei prestiti presi “a strozzo” dai banchieri del Nord Europa.

L’Unità d’Italia fece l’Italia ma non riuscì a creare un paese veramente unito negli italiani. Vero?

L’Unità d’Italia fece emergere due grandi problemi che hanno segnato le sorti del futuro del paese. Come prima conseguenza  causò un’eccessiva immigrazione, si parla di cinque milioni di cittadini italiani che in pochi mesi emigrarono in Argentina, Uruguay Venezuela Brasile e Stati Uniti. La seconda problematica che l’Unità d’Italia sollevò è quella del  banditismo, soprattutto in Calabria ed in Sicilia. Che poi degenerò nelle associazioni mafiose che ben conosciamo. Nel 1865 ci fu il primo governo unitario di Bonomi, che sempre per dovere restituire i soldi agli strozzini, esordì con la tassa sul macinato,  che colpiva sopra tutto  le classi più deboli. Così nel Sud si verificarono una serie di manifestazioni e proteste insurrezionali che causarono oltre 250 morti e migliaia di feriti.  Cavour grande uomo politico del Rinascimento riuscì probabilmente a migliorare la situazione organizzativa del Regno delle due Sicilie,  però nello stesso tempo  lo indebitò fortemente e creò una situazione che distrusse  l’economia rurale.

Giovanni cosa ti spinge a ricercare tutte queste verità storiche. Si denota da questo libro il tuo grande amore per la storia.

Certamente. La mia grande aspirazione è quella di mettere in luce  aspetti storici  importanti. La monarchia dopo aver cospirato dietro le spalle del fascismo al punto di  farlo cadere, decise poi di fuggire indegnamente lasciando Roma senza governo in un momento determinante della guerra. Sarebbe stato molto meglio prendere delle posizioni più adeguate al momento e non asserire che l’Italia continuava la guerra a fianco dell’alleato germanico. A causa di questa infausta decisione, si scatenò una guerra civile in Italia che  durò più di un anno, causando più di un milione di morti.

Grazie Giovanni De Ficchy

 

Rino R. Sortino

 


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